Quando parliamo di teatro, del “nostro” teatro occidentale… non possiamo non sapere che tutto ebbe inizio in Grecia, intorno al V secolo a.C.
Non vorrei soffermarmi molto sulla sezione storica del teatro. Basti sapere che le prima forme di teatro furono attribuite a Tespi, e che si svolgevano in diversi periodi dell’anno.
Fulcro del tutto era Atene, che divenne la capitale della cultura occidentale.
Il teatro per i Greci, non era un semplice momento di svago e divertimento, ma era un momento in cui la comunità si riuniva per celebrare le antiche storie del mito, patrimonio comune della cittadinanza.
Lo spettatore greco si recava a teatro per imparare precetti religiosi, per riflettere sul mistero dell’esistenza, per rafforzare il senso della comunità civica.
L’evento teatrale aveva dunque la valenza di un’attività morale e religiosa, assimilabile ad un vero e proprio rito.
Il teatro era per i greci uno spettacolo di massa, molto sentito e vissuto da parte dei cittadini di ogni classe sociale e condizione economica.
La rappresentazione teatrale non è dunque soltanto uno spettacolo: è un rito collettivo della pólis che si svolge durante un periodo sacro in uno spazio sacro (il teatro sorgeva a ridosso dell’altare del dio). Il teatro, proprio per questo suo carattere collettivo, assunse la funzione di cassa di risonanza per le idee, i problemi e la vita politica e culturale dell’Atene democratica: se è vero infatti che la tragedia parla di un passato mitico, è anche vero che il mito diventa metafora dei problemi profondi che Atene vive.
E da qui arriviamo a parlare della TRAGEDIA.
Il termine “tragedia” deriva da due parole greche che significano rispettivamente “canto” e “capro”. Quindi “canto del capro”. Ciò testimonia lo stretto legame che c’è tra il culto di Dioniso e la nascita della tragedia. L’animale sacro a Dioniso era infatti il caprone. Aristotele (Poetica 1449a) dice che la tragedia nasce da origini improvvisate ed esattamente da coloro che intonavano il ditirambo. Vale a dire il canto in onore di Dioniso.
La tragedia rappresentava una vicenda umana incentrata su un problema etico o religioso, con un epilogo drammatico. In questo modo la rappresentazione suscitava nello spettatore pietà e terrore, liberava il cuore e la mente del pubblico dalle passioni messe in scena. I protagonisti potevano essere dèi, re, eroi, ma anche uomini comuni.
Eschilo, Sofocle, Euripide, diventano i tre rappresentanti cardine della tragedia greca.
Nei diversi momenti storici, affrontarono i temi più sentiti dell’epoca. Eschilo fissò le regole fondamentali del dramma tragico: la tragedia inizia generalmente con un prologo (da prò e logos, discorso preliminare), che ha la funzione di introdurre il dramma; segue la parodo, che consiste nell’entrata in scena del coro attraverso dei corridoi laterali, le pàrodoi; l’azione scenica vera e propria si dispiega quindi attraverso tre o più episodi (epeisòdia), intervallati dagli stasimi, degli intermezzi in cui il coro commenta, illustra o analizza la situazione che si sta sviluppando sulla scena; la tragedia si conclude con l’esodo (èxodos).
Mentre i primi due autori vennero considerati come i depositari dei valori della polis, Euripide espresse le contraddizioni di una società che stava cambiando: nelle sue tragedie spesso le motivazioni personali entrano in profondo contrasto con le esigenze del potere, e con i vecchi valori fondanti della città greca.
Il ruolo degli attori, fu molto importante. Innanzitutto tutte le parti erano recitate da uomini. (Alle donne, era vietato recitare, denigrazione che prosegui per moltissimi secoli).
Il numero degli attori, variava da 2 a 3, accompagnati da un Coro.
Indossavano la maschera, anzi, svariate maschere, a seconda del ruolo che dovevano interpretare in quel momento, molto grandi, per essere ben visibili e riconoscibili a tutto il pubblico presente. (Dobbiamo pensare ad arene, che contenevano 10-20-30 mila persone, ed ogni persona doveva riconoscere il personaggio rappresentato).
Il ruolo della maschera, e dell’attore, fu sin da subito molto importante, sin dalla nascita del teatro.
Teatro… che svolgeva una funzione sociale, un amplificatore della società, del mito e del culto.