Il potere della magia… o meglio della maschera magica

Iniziato da poco il 2018, un nuovo anno, senza tanti proclami.

Un inizio però, che ha rafforzato ancor più, il mio interesse, e il mio amore per la maschera.

La maschera applicata al teatro. Un oggetto, fatto di diversi materiale e di diverso genere. Può essere in cuoio, in carta, in tessuto, in legno, in fibre plastiche… etc, può essere greca, di commedia dell’arte, grottesca, larvale etc…

Di qualsiasi genere sia e di qualsiasi materiale sia… la maschera, ha comunque, se realizzata con passione, un potere magico.

Una volta indossata… lei ti prende, ti conquista, ti trasporta in un magico mondo, che intravvediamo attraverso le fessure degli occhi. Un mondo irreale, dove noi rappresentiamo il nostro VERO e dove tutto ciò che esce dalla nostra sfera, diventa NON VERO.

/mà·sche·ra/ – sostantivo femminile

1. Apparecchio che, applicato sul viso, si presta a ottenerne una contraffazione o a renderne impossibile il riconoscimento; è di solito fatto di cartapesta, stoffa o altro materiale plastico ed è impiegato a scopo magico o rituale (per es. per raffigurare con efficacia antropomorfica l’essenza divina o demoniaca), bellico (per incutere terrore al nemico), scenico (per sottolineare con materiale evidenza il carattere e la funzione di un personaggio), di divertimento (come quelli per lo più grotteschi e spesso molto semplificati che si usano per il carnevale). Una maschera di sangue, di volto coperto di sangue. estens. La mascherina (detta anche bautta) che copre solo la parte superiore del volto; anche, il fazzoletto nero con cui certi malfattori si rendono irriconoscibili quando vogliono compiere atti di forza. Travestimento attuato a scopo di divertimento.”mettersi in m.” fig. Simbolo di trucco o belletto sgradevolmente accentuato o di modo clamorosamente strano e ridicolo di acconciarsi e vestirsi (sembra una m.!) e anche di finzione ipocrita (sotto la m. della bontà; gettar via la m.; giù la m.!).
2.Personaggio tipico della Commedia dell’Arte italiana, con nome, costume, atteggiamenti, qualità peculiari, spesso caratteristici di una determinata città o regione e mantenuti nel folclore. “Stenterello è la m. di Firenze” Inserviente (nei teatri veneziani del Settecento fornito di maschera e tricorno), che nei locali di pubblico spettacolo è addetto a controllare il biglietto di ingresso o ad accompagnare lo spettatore al suo posto.
3.Aspetto del viso che denuncia e sottolinea marcatamente una particolarità di ordine psicologico. “una m. di tristezza” In semeiotica: aspetto del viso che denuncia una patologia dell’individuo; facie. Maschera leonina, nella sindrome della lebbra.

Maschera => proiezione di sé stessi

“La maschera non siamo né noi, né gli altri, ma qualcosa che sta giusto in

mezzo, e mentre è guardata … guarda”

 

Sperando di non annoiarvi, da oggi, con una serie di appuntamenti… e scusate la mia poca costanza temporale, vorrei parlarvi della maschere, della mia esperienza con le maschere, descrivendo nello specifico i personaggi rappresentati e le loro caratteristiche.

Cercherò nel e dove possibile di pubblicare le foto delle mie maschere… ovvero dove ho messo mano in prima persona, ottenendo vesciche alle mani, tagli e tanto altro ancora… ma ottenendo una sensazione di soddisfazione indescrivibile.

Partiamo subito che i miei maestri di maschera sono stati e sono ancora, perché i maestri rimangono sempre tali, Donato Sartori ( e tutto il gruppo maschere e la famiglia Sartori) e Renzo Sindoca.
I materiali che prediligo sono il cuoio in primis e anche la “cartapesta”.

Materiali che potete vedere, sbirciare dalla immagine di questo articolo.

E come vedrete e vedete, sono maschere che esulano dalla tradizione, ovvero non sono le classiche maschere di Commedia dell’Arte, che comunque avrete il piacere, spero, di vedere.

Seguitemi in questo magico viaggio…


Torna alle Pillole