Assurdo nel Teatro dell’Assurdo

Tra gli anni 40/50/60 (parliamo del 1900) un gruppo di drammaturghi, di scrittori, diedero vita a quello che oggi chiamiamo teatro dell’assurdo.

Un genere a me molto caro, a cui sono legato in maniera viscerale. Infatti è stato il genere con cui ho iniziato, con cui è iniziata la mia formazione teatrale, che tutt’ora e mai si completerà.

Ionesco, Beckett, Adamov, Pinter, solo per citare alcuni autori.

Le caratteristiche peculiari del teatro dell’assurdo sono il deliberato abbandono di un costrutto drammaturgico razionale e il rifiuto del linguaggio logico-consequenziale. La struttura tradizionale (trama di eventi, concatenazione, scioglimento) viene rigettata e sostituita da un’alogica successione di eventi, legati fra loro da una labile ed effimera traccia (uno stato d’animo o un’emozione), apparentemente senza alcun significato. Il teatro dell’assurdo si caratterizza per dialoghi senza senso, ripetitivi e serrati, capaci di suscitare a volte il sorriso nonostante il senso tragico del dramma che stanno vivendo i personaggi.

Il teatro dell’assurdo denuncia una forte incomunicabilità, una estraniazione, che purtroppo è ancora presente tutt’oggi.

Viene usato qualsiasi accorgimento nel teatro dell’assurdo per rendere più pesante questa situazione. Scenografie spoglie, scenografie astratte, luci particolari e … maschere particolari.

L’assurdità del teatro dell’assurdo… essere assurdamente attuale.


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